Quanto è potente la cannabis consumata oggi, rispetto a quella che si fumava qualche decennio fa? La domanda, al centro delle preoccupazioni dei regolatori alle prese con un crescente utilizzo dei derivati della pianta e con i primi tentativi di legalizzazione, è ripresa in un interessante articolo del New Scientist. La risposta è: molto più potente. Il potere psicoattivo della cannabis e dei suoi prodotti, come la marijuana, è in crescita, e con esso sono in aumento i possibili effetti collaterali.
L'IMPENNATA DEL THC. Uno dei tentativi di ricerca più approfonditi sul tema è stato intrapreso dal Potency Monitoring Program, un progetto condotto dal National Institute on Drug Abuse negli Stati Uniti presso l'Università del Mississippi. Da questi dati emerge che negli ultimi 50 anni, il contenuto di THC (delta-9-tetraidrocannabinolo, una sostanza psicotropa) nella cannabis è cresciuto di oltre 10 volte. Un altro studio del 2020 che ha valutato la potenza della marijuana negli USA, nel Regno Unito, in Olanda, Francia, Danimarca e Nuova Zelanda, ha trovato che le concentrazioni di THC nelle infiorescenze essiccate delle piante di cannabis sono cresciute dello 0,29% all'anno dal 1970 al 2017.
I MOTIVI. Una delle ragioni è che negli anni, nelle coltivazioni di cannabis sono state ottenute varietà sempre più potenti della pianta grazie a sofisticate tecniche di coltivazione selettiva. Queste versioni ad alto contenuto di THC sono sempre più diffuse. Prendiamo la Cannabis sinsemilla, la pianta femminile della cannabis, non fertilizzata e priva di semi, che può contenere una quantità anche doppia di resine ricche di THC nelle sue infiorescenze. Nel 1993 questo tipo di marijuana costituiva meno del 4% dei campioni di cannabis analizzati dal Potency Monitoring Program, ma nel 2008 quasi la metà dei campioni erano di sinsemilla (anche se nel frattempo i campioni disponibili per le analisi scientifiche sono centuplicati).
DIVERSI UTILIZZI (E RISCHI MAGGIORI). Un altro fattore da considerare è che sono cambiate le modalità di consumo della cannabis. Anche se fumare le infiorescenze essiccate rimane l'approccio più diffuso, prodotti edibili, estratti, o da vaporizzare sono sempre più popolari e di facile accesso, ed è più facile che essi presentino valori molto concentrati di THC. Livelli più elevati di THC sono associati a più frequenti e spiacevoli effetti collaterali come nausea, vomito, battito cardiaco anomalo e irregolare, paranoia. E soprattutto in adolescenza, quando il cervello è in fase di sviluppo, può produrre danni alle connessioni neurali, riducendo la capacità di apprendimento e di memoria, causando depressioni e disturbi psicotici.
https://www.focus.it/scienza/salute/la-cannabis-di-oggi-e-10-volte-piu-potente-di-quella-di-50-anni-fa
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