Uno strumento della London School of Hygiene & Tropical Medicine permette di ricostruire la diffusione del coronavirus dalla Cina al resto del mondo.
La progressione dell'infezione da COVID-19 di settimana in settimana, messa a confronto con quella di precedenti epidemie.
Nelle ultime settimane del 2019, ancora non si sa bene come, un virus del tutto nuovo per la scienza è passato dall'animale all'uomo, presumibilmente in un mercato della città cinese di Wuhan. Allora nessuno poteva immaginare la sua successiva diffusione; quando abbiamo cominciato a scriverne, all'inizio di gennaio, non ci aspettavamo certo di dover raccontare una situazione potenzialmente pandemica. Oggi si registrano almeno 83.310 casi di infezione da coronavirus COVID-19 in almeno 50 Paesi. Sono dati che "scadono" velocemente, mentre aumentano controlli e diagnosi.
Una nuova mappa sviluppata dagli scienziati della London School of Hygiene & Tropical Medicine non si concentra tanto sul numero dei contagi, quanto sulle modalità di diffusione del coronavirus SARS-CoV-2.
ESPANSIONE PROGRESSIVA. Il sito, che si basa sui dati pubblicati ogni giorno dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, permette di fornire un contesto spaziale e temporale ai titoli che leggiamo sui giornali, e di ricostruire le tappe principali di avanzamento dell'epidemia. Navigando in questa mappa si nota, per esempio, che l'ultima settimana di gennaio è stata cruciale per la diffusione del nuovo coronavirus: nell'arco di quei pochi giorni, il numero di casi in Cina è decuplicato, e i Paesi interessati dal contagio sono passati da 7 a 20. Anche gli epidemiologi che studiano la COVID-19 in Italia ritengono che sia possibile che l'infezione circolasse nel nostro Paese già da fine gennaio, e che i casi che stiamo vivendo siano ormai la seconda o terza generazione.
MISURE EFFICACI. In Cina la situazione ha avuto un andamento unico, rispetto al resto del mondo. Nel Paese i casi sono raddoppiati ogni 3-4 giorni nella seconda metà di gennaio (la mappa tiene traccia dei casi dal 21 gennaio). Secondo l'OMS, l'epidemia da coronavirus in Cina ha avuto prima un picco e poi una fase di stallo tra il 23 gennaio e il 2 febbraio, per le imponenti misure restrittive messe in campo a Wuhan, e ora siamo in una fase in cui i nuovi contagi diminuiscono regolarmente.
La mappa mette a confronto l'andamento della COVID-19 con altre epidemie, come la SARS del 2002-2003, l'epidemia di Ebola in Africa occidentale del 2014 e l'influenza H1N1 del 2009. La prima ondata di virus Ebola ha avuto una ristretta diffusione geografica ma un'elevata virulenza: il 40% dei 28.600 contagiati è deceduto. L'H1N1 aveva un tasso di letalità decisamente inferiore (meno dello 0,1%), ma ha viaggiato per il mondo, contagiando oltre 60 milioni di persone: ecco spiegato l'alto numero di decessi (tra le 123 mila e le 203 mila persone). Il nuovo coronavirus ha una diffusione più simile a quella della SARS: un focolaio principale in Cina, altri in Asia e aggregazioni più piccole in Europa e altrove. Rispetto alla SARS, sembra però avere un tasso di letalità inferiore (le stime più diffuse dicono del 2-3%, contro il 10% della SARS).
Commenti
Posta un commento